Massimiliano Montaldi - Biologo Nutrizionista

Approfondimenti

Massimiliano Montaldi - Biologo Nutrizionista

Giù le mani da frutta e verdura

Se c’è un gruppo di alimenti che vorrei non venga mai toccato dalla cattiva informazione, dalla speculazione o, semplicemente, dai luoghi comuni, è quello della frutta e della verdura. Senza ribadire le ormai note proprietà di questi alimenti, tanto colorati quanto ricchi, devo ammettere con amarezza che anche loro sono spesso violentati dai media e, addirittura, anche dai più accaniti promotori della salute.

Ma come è possibile?! Come possono alimenti che, nella gran parte dei casi, non raggiungono le 70 kcal/100 g, che ci apportano acqua, minerali, vitamine, antiossidanti e fibra, rappresentare una minaccia per la salute?

Possiamo cercare la risposta nelle frasi che spesso si sentono dire a riguardo: “Ma posso mangiare nello spuntino anche la banana? Mi hanno detto che sia come un pasto completo”, oppure “Ho letto su internet che banane, fichi, uva, mandarini, melone e carote hanno alto indice glicemico perciò non ne mangio”, o, ancora “Sono diabetico, quindi posso mangiare soltanto mele”.

Tutto qui? E’ questo il motivo per cui dovremmo aver paura di alcuni frutti ed alcune verdure? Un indice glicemico elevato? Dovremmo, allora, aver tanta più paura di tutti gli altri alimenti che mangiamo durante il giorno, perché nessuno può vantare una serie così lunga e così importante di proprietà nutrizionali ed un solo difetto (ammesso che lo sia).

Pur ammettendo che gli alimenti citati abbiano un indice glicemico elevato, qual è il loro impatto sulla nostra vita se ne facciamo un consumo moderato (come per esempio 1-2 frutti di media grandezza come spuntino mattutino e pomeridiano)? Una banana da 150 g apporta circa 22 g di carboidrati e meno di 100 kcal, quantità che possiamo avere, invece, da meno di un pacchetto di crackers, oppure da 2 biscotti o, comunque, da pochi grammi della gran parte degli snack che ci sono oggi in commercio e che si consumano come spuntini. Ma chi riesce a trovare appagamento e sazietà con pochi grammi di uno snack (dolce o salato)? E poi, siamo proprio sicuri che l’indice glicemico e la quantità di carboidrati semplici di quei, pur pochi, grammi sia inferiore? E di quali proprietà nutrizionali possiamo beneficiare mangiando snack al posto di una banana? Se siamo fortunati, introduciamo “soltanto” una discreta quota di grassi saturi che va ad aggiungersi a quella totale quotidiana. Per non parlare di eventuali acidi grassi trans, del colesterolo che così assumiamo e della mancanza della fibra, dell’acqua e degli altri micro e macronutrienti che ci regala invece una banana. Ovviamente bisogna fare attenzione alle quantità, ma questo è un discorso valido per qualsiasi tipo di alimento: non sarebbe certo consigliabile mangiare mezzo chilo di banane al giorno, così come non sarebbe consigliabile abusare di pasta, carne, pesce, né di formaggi, uova, legumi e così via.

Quale sarebbe allora una valida alternativa alla frutta ad alto indice glicemico? Un petto di pollo? Una barretta? O succhi di frutta, che spesso della frutta hanno soltanto il nome? Forse l’alternativa potrebbe essere la frutta a basso indice glicemico. Ma allora dobbiamo metterci a stilare la lista nera della frutta e della verdura ad alto indice glicemico, come fossero veleno? “Può mangiare la frutta e la verdura, ma attenzione, solo quelle a basso indice glicemico!”. Quale educazione alimentare pensiamo di promuovere in questo modo? Rischiamo di terrorizzare il paziente a cui fa piacere proprio mangiare un po’ di fichi o un po’ d’uva, oppure, peggio ancora, rischiamo di soffocare fin dall’inizio quella minima speranza di far consumare un po’ di frutta a quel paziente che non ne ha mai mangiato e che sarebbe disposto a sostituirla allo snack delle cinque pur di cambiare stile di vita. Infine, non conta nulla il benessere psicologico del paziente? Quale beneficio trae la sua salute se miglioriamo l’impatto metabolico con frutta a basso indice glicemico, ma neghiamo quella piccola soddisfazione del frutto che preferisce?

Ben vengano, allora, 2-3 fichi o una banana o un piccolo grappolo d’uva, se rappresentano soluzioni che fanno piacere al paziente, come spuntino o dopo un pasto e dimentichiamo, almeno per frutta e verdura, tanti discorsi su carboidrati, calorie e dieta, perché è proprio stimolando a mangiare queste che possiamo fare una buona educazione alimentare.

 Dott. Massimiliano Montaldi